Vangelo 30.03.2024 (Mt 27, 62-66)

Sabato del silenzio e della speranza
Quattro candele bruciavano sui quattro angoli di Madre Terra. C’era molto
silenzio in tutto il paesaggio abitato, tanto che si poteva sentire che le
candele cominciavano a parlare.
La prima candela sospirò e disse: “Il mio nome è pace. La mia luce brilla,
ma le genti non mantengono la pace, continuano a farsi guerra, a
distruggere la natura, a non voler il vero bene di sé stessi, non mi
vogliono”. La sua luce divenne sempre più piccola e infine si spense
completamente.
La seconda candela tremolò e disse: “Il mio nome è fede. Ma sono diventata
superflua. La gente non vuole saperne di Dio, si aggancia a altre sicurezze
(che non lo sono, ma…) dei mass media, dei soldi, del cibo, delle varie
droghe che tolgono il fiato. Della Intelligenza artificiale; non ha senso
che io bruci ancora”. Una brezza soffiò e la seconda candela si spense.
In silenzio e con molta tristezza, la terza candela parlò: “Il mio nome è
Amore, ed è un nome immortale. Qui sulla Terra non ho più la forza di
bruciare. La gente mi mette da parte. E’ cresciuto l’egoismo, quasi tutti
vedono solo sé stessi e non gli altri che dovrebbero amare”. Nessuno sa più
per-donare gratuitamente. E con un ultimo guizzo, anche questa luce si
spense.
Un bambino, figlio d’Uomo, venne su Madre Terra inviato dallo Spirito del
Padre . Condusse una vita di solidarietà e compassione con tutti, e tutti
desideravano accoglierlo, ma i vari poteri lo attaccarono, lo giudicarono
bestemmiatore e lo condannarono alla crocifissione. Fu sepolto, ma il
sepolcro non riuscì a contenerlo e sbocciò a vita nuova. Quel Figlio
dell’Uomo si accostò alla quarta candela e fu una cosa sola con lei
dicendo: Esistevo fin dalla fondazione del mondo, uno dei miei nomi è
Speranza e Io rimango sempre acceso. Possiamo riaccendere le altre candele.
Un soffio leggero e forte allo stesso tempo passò sulla candela Speranza
portando la luce alle altre candele riaccendendo Pace, fiducia e speranza.
“Pace e fiducia e carità. Non ripiegatevi su voi stesse. Le miserie del
mondo e della nostra anima sono un fango di cui bisogna umiliarsi spesso,
ma non bisogna aver sempre gli occhi fissi là. Bisogna fissarli ancora e
ancor di più sul Beneamato, sulla bellezza, sull’amore infinito e increato
che si degna di amarci, Gesù Cristo, nostra Speranza” (Charles de
Foucauld- Tommaso)