IL DONO DELL’INCERTEZZA: MERAVIGLIA E SILENZIO
“Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti” (Omelia di Francesco 27/10)
Impaurita, smarrita, la mia amica Raffaella che, per i sintomi del Covid-19, ha dovuto forzatamente abbandonare la mamma tra i malati non potendo starle accanto, ascoltarla, tenerle la mano. Ieri, dopo 3 settimane di isolamento quasi totale, lasciata sola per l’eccessivo numero di ricoverati, l’accompagnamento al cimitero: tutte e due sole, una nella bara e l’altra seguendo… In enorme silenzio. “In questo momento sento solo l’assordante silenzio di Dio tutto intorno”
In un messaggio così scrivevo: “Pace a te, pace alla mamma nel silenzio di Dio che è il silenzio della tomba di mamma e di tutti i morti, il silente sussurro della pietra come del fiore a fianco della strada, il silenzio del Baldo con la sua neve di questi giorni freddi, pur in primavera, il silenzio alto del fondo del lago, il silente brusio del venticello di stamane qui a Betania, che mi ricorda il soffio leggero avvertito dal profeta Elia nella grotta, in cui si era rifugiato, e sussurra: Qui è Dio”
Mi permetto di aggiungere: il silenzio di un Uomo -ecco l’uomo ‘coronato’ di spine e prossimo alla crocifissione- che alla domanda del Governatore: Che cos’è la Verità? rimane in silenzio e muore su una croce tra due ladroni: qui è Dio, qui è l’Uomo, qui è l’Universo, qui è l’Amore.
Forse fra tante ferite del Covid-19, una delle più dolorose è questo forzato distacco, questo non potersi accompagnare nei momenti di malattia, di sofferenza, quando ce ne sarebbe più bisogno, questa separazione fisica tra parenti, amici, quando si è minacciati di perderla definitivamente.
Ma proprio questo ci interroga e getta una luce chiara sulla nostra vita, sulle nostre relazioni, su ciò che è importante per noi o che pensavamo fosse importante e ci invita, al ‘risveglio’ in questo tempo di Apocalisse, che non significa Fine dei tempi, ma Rivelazione.
Prima della pandemia: dove eravamo noi? Abbiamo accompagnato, siamo stati artigiani di pace, coltivatori e gente che ha cura di ogni cosa, perché, nel bene e nel male, niente sfugge ad ogni nostro pensiero e azione anche la più piccola; o siamo stati indifferenti di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, al grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Chi ha preso sul serio la ‘Laudato sì di Papa Francesco, anche e soprattutto in campo cristiano?
E se fosse che il Covid-19 ha ascoltato una voce dall’Alto o da Oltre e ha ‘rivoltato la grande pietra del sepolcro’ (domenica scorsa il Vangelo del morto -Lazzaro, la nostra società?), quella pietra che nessuno (poteri politici, religiosi…organizzazioni umanitarie, ecologiche…) aveva voluto o era riuscito a togliere. Dentro il sepolcro un cumulo di morti, di umani legati mani e piedi con funi intrecciate di denaro, di individualismo, di profitto, di Alta Velocità; una società di ‘forti e capaci in tutto’, assorbiti dalle cose e frastornati dai consumi, dai media spesso divulgatori di ‘marciume’ dato per profumo di vita.
Tante domande: Da dove viene questo virus? Chi l’ha mandato? È forse per ‘Caso’? (anche questo è uno dei nomi di Dio) Quando terminerà questo tempo’? È la fine del mondo, l’apocalisse? Cosa cambierà.? Dov’è Dio con il corona virus? Perché non interviene?
Buona la ricerca della Verità in tutti i campi, in tutti i settori e ci vuole, ma proprio questa pandemia credo ci insegna, tra altre cose, che a chi pretende e dà risposte troppo precise, la Verità non è con lui, o lui non è nella Verità.
C’è anche chi ha tentato in passato di fronte a ‘catastrofi enormi’ e chi, nella situazione attuale, cerca in tutti i modi e ‘vuole’ risposte precise, e lo fa per trovare ‘il colpevole’ (Dio, uno dei primi!). Convinto di averlo trovato, gli riversa addosso tutta la colpa, tutta la rabbia, tenendosi così al riparo dalle conseguenze negative e positive del Covid-19
E’ un vecchio paradigma che ci abita un po’ tutti e che ha dominato nella vita sociale, nella politica, nelle religioni: “Io ho la risposta precisa, io so con certezza da dove viene questa pandemia; la scienza mi dà la soluzione esatta, la ‘Ragione’ illumina tutto ed è la sola ad ‘aver ragione’; io so dov’è Dio e chi è , e ancora: io vi dico in dogmi, in formule precise chi è Dio….. Io ho la Verità.
E ci siamo scontrati, creato divisione tra di noi umani, tra popoli e popoli, tra religioni, tra la natura e l’uomo, tra la natura -l’uomo e Dio, portando frutti di razzismo, di nazionalismo, di integralisti religiosi, di guerre….E continuiamo a farci guerra invece di ascoltare, di non dare giudizi, di accogliere disposti a cambiare, di dialogare, di ‘togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro’
Come da sempre, ma oggi più che mai, a motivo di questa pandemia che, forse per la prima volta, coinvolge veramente tutto il pianeta, mettendo ‘tutti giù per terrà’ e anche sottoterra (!), ci evidenzia che ogni domanda, di qualsiasi tipo, ha delle risposte solo relative, non certe e sicure.
Un piccolo virus interroga la scienza, la tecnica, la filosofia, la teologia, le religioni. Le risposte, se vengono da persone sagge e umili, sono balbettii di una realtà che ci sfugge, che ora viviamo solo in figura, di un Mistero che ci avvolge, davanti al quale c’è da ‘piegare le ginocchia’, riconoscere d’essere ‘terra’ (humus, da cui umili), non ‘dio’, non ‘padroni’ (dicevo in Affratellati in barca) ma servitori-ministri.
Covid-19, per chi ha occhi che sanno vedere e ha orecchie che sanno ascoltare, ci fa il dono dell’Incertezza., oltre ad alcune piccole luci di verità.
-Non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme.
-C’è un’apparenza comune alla quale non posiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli e sorelle nella stessa barca. La comunità umana, nelle varie differenze, è una su tutta la terra
-Tutto e tutti siamo in relazione, ci ‘contaminiamo’ nel bene o nel male gli uni gli altri
Accogliamo il Dono dell’Incertezza, che apre la finestra sul mondo, su quanto viviamo, su Dio. Allora guardo con gli occhi di un bambino, con gli occhi di Meraviglia, Occhi di Silenzio.
Silenzio. E ‘molto presto -fuori è ancora buio- quando mi alzo per andare a svegliare l’aurora. Spazio di tranquillità, calmo il silenzio della notte …e mi richiama un altro silenzio, quello del giorno di ieri, nessun rumore di macchina che passa là sulla strada, nessuno che percorre la ciclabile, neanche un cane. In qualche modo un silenzio inquietante che continuerà anche oggi
Ma una tenera nota è risuonata nel silenzio di questa mattina: il canto degli uccelli. “La fede è l’uccello che canta quando la notte è ancora buia.” (Tagore). È ancora buio, ma gli uccelli cantano nella certezza che l’oscurità deve cedere il posto alla luce. Essi non sanno se sopravvivranno al giorno che viene, ma non se ne preoccupano, credo, e cantano. Cantano che la Vita non muore, che un Bene (non saprei neanche come chiamarlo) opera nella storia universale e, nella Misericordia e nel Per-dono, tutto trasforma in Vita.
Possiamo sperimentare questo nel silenzio del mattino, all’alba, fuori nella campagna, se possibile, o in casa, in meditazione davanti alla finestra o un’icona o …in altri modi e momenti di silenzio, mentre l’oscurità esterna e/o interna lentamente cede il posto alla luce. Meraviglia! Silenzio!
Meraviglia, misto di stupore, di timore (non so, non capisco tutto…) e di adorazione.
Silenzio (della ragione, della scienza, della filosofia e teologia), umile e coraggiosa profezia ai tempi del Covid-19, (come ai tempi della peste del 1800) e in fondo come in ogni tempo, perché la domanda più pertinente non è: Dov’è Dio? ma: Perché la morte? Dio e la morte, quale relazione?
Quando lasciamo che il Silenzio scenda nella propria tenda interiore o quando entriamo nel grembo del Silenzio (Spirito-Dio) scopriamo unità e armonia tra cielo e terra, tra Dio – l’Uomo – l’Universo tra il giorno e la notte, tra la malattia e la salute, tra la luce e le tenebre, tra la gioia e il pianto, tra la morte e la Vita.
Dalla meraviglia e dal silenzio emerge un grido: Ciò che conta è amare, oggi, sempre.
(Ne parleremo…presto)
Tommaso