Vangelo 10.11.2021 Mc 1,7-11

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte
di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali.
Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato
nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i
cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una
voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio
compiacimento». (Mc 1,7-11)

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Sono passati circa 30 anni, così nella tradizione, dagli avvenimenti che
abbiamo celebrato nei giorni scorsi -nascita, , epifania con i magi,
presentazione al tempio- e per Gesù è inizio di un nuovo periodo. E’
passaggio da vita nascosta, da una quotidianità in famiglia, nel lavoro, in
preghiera e lettura della Bibbia (alla sinagoga o fuori sulla collina) a
una vita detta ‘pubblica’ in cui vive in pienezza la sua ‘missione’, la sua
identità di cui ha preso coscienza negli anni a Nazareth . Il Vangelo di
oggi evidenzia identità e missione dell’uomo che viene da Nazareth.

Il presentarsi di Gesù per farsi battezzare da Giovanni, in fila con i
peccatori, è veramente nella linea di tutto il mistero dell’Incarnazione
fino alla morte in croce, mistero di un Amore che si abbassa fino a essere
debole carne, in cui si intravvede qualcosa di un Dio che rimane
mistero….meraviglia, novità che scandalizza i benpensanti, i ‘giusti’
secondo la legge….

A Betlemme, nasce in una stalla, e il re che i magi cercavano è un bambino
e la mamma una donna sconosciuta; a Nazareth, una vita ordinaria, nascosta
in un villaggio sconosciuto. Qui lo vediamo in fila coi peccatori, sul
calvario lo vedremo in croce in mezzo a loro; qui inizia il suo servizio
regale, là lo vedremo definitivamente sul trono; qui si immerge nell’acqua
da cui tutti nasciamo, là affogherà nella morte del malfattore di cui tutti
moriamo; qui si squarciano i cieli, là il velo del tempio; qui scende lo
Spirito, là “spirò”; qui una voce dal cielo lo proclama Figlio, là una voce
dalla terra lo riconosce tale-

«*Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento*».
Questo fatto eccezionale, che avviene in un luogo qualsiasi e non nei
recinti del sacro, lo strapparsi dei cieli con la dichiarazione d’amore di
Dio e il volo ad ali aperte dello Spirito, è avvenuto anche per noi, ciò
che il Padre dà a Gesù è dato ad ognuno. Dio ama noi come ha amato Gesù,
con la stessa intensità, la stessa passione, lo stesso slancio. Per Dio
ognuno è figlio suo prediletto. A me come a Gesù, la stessa dichiarazione
d’amore da parte del Padre con le stesse tre parole: Figlio, amato, mio
compiacimento.

Per noi son passati pochi giorni dal Natale, dall’Epifania, periodo più
celebrativo, in Chiesa.

Oggi siamo chiamati a un ‘passaggio’,a cogliere quale è la mia identità
(vedere nel sito eremobetania.it la riflessione su: ‘Tempo di per-dono’) e
a vivere la mia missione che è quella di Gesù.

Potrebbe essere di bella apertura alla giornata, il mattino prima di ogni
altra attività lasciarsi dire dallo Spirito dall’Alto e dallo spirito dal
basso: Tu sei prediletto, figlio Amato, in te mi compiaccio, E’ cosa buona
che tu esista! (fr. Tommaso)