Vangelo 10.08.2022 (Gv 12, 24-26)

“È venuta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo. 24 Amen, amen, vi
dico, È venuta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo. Se il chicco
di frumento, caduto nella terra, non muore, questo rimane solo. Se invece
muore, porta molto frutto. Chi ama la sua vita, la perde; chi odia la sua
vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. 26 Se uno mi vuole
servire, segua me e dove sono io, lì sarà anche il mio servo. Se uno mi
serve, il Padre lo onorerà.
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COMMENTO.
“ Amen, amen, vi dico. È venuta l’ora che sia glorificato il Figlio
dell’uomo.” L’ora della gloria, così diversa dalla gloria del mondo, dei
potenti, dei ricchi, dei superbi. L’ora in cui proprio nelle tenebre
appare una grande luce per chi sa vedere, per chi vuole conoscere. Le
tenebre scendono sul Calvario, ma la luce viene dal Crocifisso che,
donando la sua vita, attraversa la morte e dona vita a tutti. Per il
mondo questa morte in Croce è tenebra, è sconfitta totale, è aver perso la
vita. Per Gesù, l’Uomo di Nazareth, di Cafarnao, del Calvario, figlio di
Dio è gloria, è trasmissione di vita, è pienezza di vita in cui tutto si
compie e l’umanità riceve lo Spirito, la vita di Dio. Perché, visto dalla
parte di Dio , è Amore, è Dono d’Amore, punta massima d’Amore è questo
morire ’emettendo’ lo Spirito, donando Vita, effondendo Soffio d’Amore.
Mistero della fede, certo, ma luce per chi vede-conosce perdendo la propria
vita, servendo con umiltà e gioia. Se il chicco di frumento muore, porta
molto frutto. La morte fa parte del ciclo della vita. La nostra vita
mortale è dono e solo donandola sfocia nell’oceano di Vita. “Chi ama la sua
vita, la perde; chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la
vita eterna.” “Le ferite, quelle inguaribili, del corpo e dello spirito,
sono come delle feritoie nei muri, che fanno intravvedere quello che c’è
fuori, fanno crescere nel desiderio di quello che ci attende… Accettare
le ferite, accettare la ‘spina’ nella carne (odiare la vita in questo
mondo) accogliere la croce, apre fessure, spacca i muri che imprigionano,
fa uscire verso la Libertà, la Vita” (Chiara Patrizia). Conosco una
famiglia che vive questo vangelo: papà e mamma, 5 figli naturali, 2 bambini
adottati di cui uno cieco e l’altro con forte disabilità psico-fisica, un
prete ridotto immobile in carrozzella-letto dopo una caduta in montagna,
solo la testa ben a posto Vivono in un ex-convento francescano. Per il
mondo una vita impossibile, uno spreco di energie, di servizio. Sono
passato a trovarli: ho visto delle persone (bambini, giovani e adulti)
vive, non dei vivi morti come ce ne sono tanti e forse come siamo anche
noi. Ho visto il non mettere il marchio ‘Io-Ego’ o ‘proprietario-padrone’
ma ‘servizio d’amore’. Ho respirato a pieni polmoni soffio di Vita, gioia
nella fatica, speranza in questo momento di confusione totale. Mi è
risultato un po’ più facile capire quell’ ‘odiare la propria vita’ che
paradossalmente va d’accordo con ‘amare sé stessi’. Ama sé stesso veramente
chi ha imparato a disappropriarsi di tutto, a non fare da padrone, a non
controllare, a non voler in mano tutto e tutti (moglie o marito, figli,
chiunque altro….). Grazie famiglia amica, che vivete sul pendio
dell’Oreb, il monte di Dio, seme che muore e già porta frutto, fa fiorire
la Vita.