Pastorale dell’Amore

Discepoli-Missionari

Non sono un esperto di pastorale, non sono un parroco né di campagna né di città , sono un religioso della famiglia Charles de Foucauld, ormai fuori dall’età ufficiale per impegno pastorale (80, compiuti); porto nel cuore ancora un forte desiderio di accogliere e  di essere accolto in  un cammino di fraternità e di amicizia in cui insieme riconosciamo Gesù come Signore, fratello e amico.

Cercando di delineare le linee di fondo di una pastorale a partire dal  coronavirus -tempo di deserto che purifica, rinnova-, lo faccio per me stesso, per rinnovamento mio e dell’Eremo-Fraternità Betania; vorrei quindi condividere con gli amici di Betania estendendo agli amici preti della vicaria.

Non so indicare percorsi precisi , ma sento che le linee dell’Evangelii Gaudium sono fondamentali da tener presenti e che una pastorale nuova potrà essere messa in pratica solo se i preti, gli stessi laici, (i vescovi) già da ora,  maturano nel loro cuore, nel loro ‘pensiero’ (che indicherei anche con il nome di ‘coscienza‘ bagnata nella preghiera allo Spirito) il bisogno di cambiamento, cercano di non  essere funzionari di una religione, ma desiderano per se stessi e per tutti gli altri di fare della religione un amore, della loro missione un amore non un puro dovere, non una fredda attualizzazione di norme.  E fondamentale:

Sarà nuova e azzeccata se: Pastorale di una comunità, non del prete solo o del catechista…

Tutti: discepoli-missionari

 

Ecco allora, credo che abbiamo bisogno di una pastorale che passa dal fare tutto  (catechesi, omelie, sacramenti….) per ‘salvare le anime’, per  ‘insegnare’ , per  potersi dire ‘buoni cristiani’, a una pastorale dell’ascolto e poi il proporre sempre e prima di tutto in  ogni incontro personale, in ogni tipo di gruppo o in ogni liturgia, l’annuncio fondamentale -Kerigma: Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, e adesso è vivo al tuo fianco, ogni giorno, per illuminarti, per rafforzarti, per liberarti  (E.G. 164.), perché tu sia un umano in pienezza.

In questo tipo di pastorale:  ‘La comunità evangelizzatrice si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri.…, assume la vita umana (E:G:24). Gli evangelizzatori hanno così ‘odore di pecore’  e queste ascoltano la loro voce’, che invita a un banchetto, offre la  misericordia del Padre .

Allora non si insisterà  troppo  sull’obbligatorietà per tutti , sotto pena di peccato mortale, di ‘prendere’ i  sacramenti, ma di ‘celebrare’ insieme l’incontro con Gesù Cristo e con gli altri in comunità; il prete non sarà troppo preoccupato dei riti e di  stare alle regole per la regola, né di giudicare, né di negare l’assoluzione, ma avrà un cuore di misericordia….

Allora magari si ridurranno le corse del prete  perché i fedeli non ‘perdano’ la Messa, e si darà più spazio a incontri personali, più partecipazione a gruppi  di custodia e cura del creato, di bene sociale di tutti, di diritti umani in cui il prete, il laico cristiano a suo modo, con discrezione ma con energia, magari anche senza nominarlo, testimonia la presenza di Cristo, Signore, amico di tutti….

 

Un altro punto importante, nella pastorale nuova,  credo, sarà di passare dal primato di  conoscere delle verità (Catechismo…) a ripartire dal Vangelo per andare incontro o lasciarsi incontrare dalla Verità, che è Gesù Cristo, morto di amore, risorto, vivo  nell’Universo, nel Creato o Natura, vivo nei Piccoli-Poveri, vivo in  tutti coloro che  percorrono la strada dell’Amore degli altri e quindi di Dio (di qualsiasi cultura, etnia, religione o no…), vivo in maniera particolare nell’Eucarestia o Liturgia eucaristica, che racchiude il Mistero di ‘cammino o trasformazione dell’universo’.

In tale tipo di pastorale saranno da trovare i modi, le strade per aiutare tanti, a partire dai così detti lontani, non praticanti, ma anche i praticanti, che spesso sono di fatto ‘non credenti’,  a leggere, a scoprire il Vangelo che porta a Gesù Cristo come tesoro, come luce , come orizzonte di vita, come riferimento personale e allo stesso tempo comunitario. Catechismo forse ancora, ma più Vangelo.

Allora per il cristiano laico o prete o Vescovo o religioso, sarà Gesù Cristo il riferimento principale e essere cristiano non è uno ‘stato o statuto’, ma un cammino, che ha come meta il Padre-Madre (Padre, sia fatta la tua volontà),un cammino, mano nella mano, con e in Gesù Fratello e Amico!

 

Così diventa evidente un terzo apetto di una pastorale che riparta dalle radici, dalla Sorgente che è Gesù non solo storico, ma Cristo, Spirito vivente sceso sugli Apostoli, su Maria, su ‘più di 500 persone’, su Paolo, come un aborto., presente nella prima comunità degli Apostoli (At 2, 42-47).

Una pastorale che sa uscire dal tutto fare, dall’organizzare a tutti i costi, dal primato dato alle istituzioni (edificio e ovile chiuso, museo);  una pastorale che fa entrare in un cammino di vera umanità che comporta ‘il rischio dell’incontro con il volto dell’altro , con la sua presenza fisica che interpella, con il suo dolore e le sue richieste , con la sua gioia contagiosa…’ (E: G. 88).

(E qui mi interrogo sul fattto che con decreti forti si è impedito a molti moribondi di essere accompagnati da parenti. Mi interrogo anche sul mio comportamento nel non visitare persone ammalate per non contagiare o essere contagiato.)

E dunque: Una pastorale che introduce e poi accompagna nell‘appartenenza a una comunità luogo di servizio, di festa e di perdono-riconciliazione nella tenerezza di Gesù, Signore , Fratello e Amico;

Una pastorale in cui il baricentro più che dentro è fuori delle chiese, una pastorale dell’incontro, dell’abbraccio con  tutti, dell’amicizia.

 

E’ importante allora poter riconoscere che tutti ( religiosi, laici,Vescovi, preti,) proprio tutti sono ‘discepoli-missionari’, nessun maestro -Uno solo il vostro Maestro- ma testimoni  ( ‘Credete almeno per le opere’) gioiosi pur nelle tribolazioni personali e nel pianto per condivisione di situazioni di forte sofferenze umane causate da pandemie,violenze, guerre….

 

Una pastorale dei piedi  per uscire fuori sulle strade, nelle piazze, nei luoghi  di lavoro, d’incontro e ‘fare amicizia’, diventare amici con tanti; di ‘piedipellegrini‘ perchè siamo tutti ospiti e stranieri qui.

Chiaro allora che la domanda:  Ma quanti erano a Messa?, ancora vale, ma non più di tanto.

 

Una pastorale  delle orecchie, dell’ascolto prima di tutto, per restare umano tra gli umani, per cogliere sofferenze e grida  spesso silenziose, per ascoltare la prima Parola di Dio che è il Creato, le sue ferite da noi inferte, come le sue cantate di gioia, di bellezza infinita…  Ascolto dei giovani, degli anziani, cioè dei piccoli o ‘ridiventati piccoli-bambini’; ascolto dei Poveri…….per lasciare spazio all’altro dentro di noi , nelle nostre abitazioni …nei luoghi dove la comunità cristiana  si ritrova…

 

Una pastorale degli occhi che sanno vedere più lontano e a fondo nella storia che stiamo vivendo; occhi di misericordia e tenerezza….che non portano a un giudizio immediato, ma ‘contemplano’ in silenzio il mistero che abita ognuno, ogni vivente…., che sanno vedere il buono in ogni persona, soprattutto proprio quel buono che ancora la persona non ha saputo tirar fuori….

 

Una pastorale delle mani che curano, servono con delicatezza…. che sono aperte nel dare più che nel ricevere, ma sanno ricevere con gratitudine; mani consacrate nel batttesimo per essere ‘sacerdoti’ del Creato e dell’Umanità.  Mani dunque che ‘consacrano’ (il prete) nell’Eucarestia, ma ‘consacrano’ (ogni cristiano)  le sofferenze, i dolori, le gioie, il lavoro della Terra-Cosmo con cura e custodia in una Eucarestia nel quotidiano dei giorni….Mani giunte  o innalzate,  insieme alle orecchie, agli occhi, alle ginocchia o piedi in tempi di preghiera per risvegliarci a riconoscere che :

‘Io sono una preghiera in cammino’.        Siamo tutti ‘una preghiera in cammino’, proprio tutti..

Una pastorale che aiuti ognuno e tutti a vivere come  ‘preghiera in cammino’:  come lode, rendendo grazie, chiedendo scusa, come dono, come  ‘bambini in braccio al Padre-Madre di tutti’.

 

Una pastorale del cuore, che ‘fa della religione un Amore’                           

                                                     

 In cammino insieme Tommaso-Betania…